UNDER PROPAGANDA - Archeologia tra guerra e pace
Archeologia nel XX secolo al servizio delle ideologie:
la nuova nostra temporanea al Museo Archeologico dell’Alto Adige Bolzano dal 25 novembre 2025 al 8 novembre 2026.
L’archeologia racconta la storia ma, nel XX secolo, è diventata essa stessa parte delle vicende politiche. Tra il 1920 e il 1972, l’archeologia altoatesina è stata infatti travolta dai regimi autoritari: mentre i ricercatori italiani di stampo fascista andavano alla ricerca di prove delle “origini romane” della regione, gli scienziati nazionalsocialisti strumentalizzavano i reperti storici come “eredità germanica”. La mostra UNDER PROPAGANDA ci illustra la misura in cui gli oggetti archeologici e gli scavi sono stati sopravvalutati ai fini ideologici e strumentalizzati politicamente, oltre alle ripercussioni che tali tensioni hanno avuto nel tempo. Numerosi reperti, esposti per la prima volta in quest’occasione, vengono ora riclassificati scientificamente sulla base delle ricerche attuali. Alcune stazioni interattive presentano documenti storici relativi agli scavi, offrendo così una chiave di lettura delle metodologie operative adottate in passato. Un ricco programma di attività ed eventi collaterali per adulti e bambini rende la mostra adatta a ogni età. Rivolta sia a una platea specializzata che al grande pubblico.
Il progetto di ricerca
La mostra è stata preceduta da un progetto di ricerca durato un anno, durante il quale Andreas Putzer e Günther Kaufmann, archeologi del Museo Archeologico dell’Alto Adige, hanno setacciato gli archivi in provincia di Bolzano e altre regioni italiane, in Austria, Germania, Svizzera, nonché presso il Centro di documentazione alleato nel Maryland (USA). Insieme allo storico Alessandro Livio, hanno esaminato migliaia di documenti relativi agli scavi, corrispondenza e appunti, avvalorando scientificamente e reinterpretando per la prima volta numerosi insiemi di reperti. A completare la documentazione scientifica, il disegnatore archeologico Marco Pontalti ha realizzato i rilievi a matita e a china degli oggetti.
I risultati del progetto di ricerca verranno pubblicati nel 2026 in un catalogo scientifico.
Concept espositivo
La mostra si estende su una superficie di circa 300 m² al terzo piano del museo. Il suo allestimento riflette i materiali e le decorazioni dell’architettura razionalista, le conquiste tecnologiche – come il Volksempfänger (ricevitore radiofonico) – e gli elementi grafici della propaganda degli anni Trenta.
Al centro dell’esposizione figurano reperti archeologici provenienti da scavi e documenti risalenti al periodo compreso tra il 1920 e il 1972, quindi dal primo Dopoguerra fino al primo Statuto di autonomia.
Visitatori e visitatrici hanno la possibilità di assistere a una presentazione multisensoriale di oggetti archeologici selezionati con cura, nonché stazioni audio e video con documentazioni originali, celebri discorsi e brani tratti dalla corrispondenza dell’epoca.
Alcuni elementi interattivi invitano a immergersi nel pensiero, nella metodologia di ricerca e nell’ideologia imperanti sotto il fascismo e il nazionalsocialismo, mettendoli in discussione con sguardo critico.
Temi e complessi di reperti
Dopo un’introduzione generale alla particolare storia dell’Alto Adige, rivolta a tutti i visitatori e le visitatrici del museo, la mostra suddivide cronologicamente questo movimentato periodo in svariati complessi espositivi, ciascuno dei quali illustra una cesura ideologica.
• Periodo tra le due guerre (1920-1933): l’esplorazione archeologica del territorio è effettuata da non specialisti, tramite ritrovamenti casuali o tramite acquisizioni da scavi clandestini e, pertanto, molti oggetti rimangono in collezioni private.
• L’archeologia sotto il fascismo (1933-1939): l’interesse dei detentori del potere si concentra sul “passato romano” della regione, con l’obiettivo di legittimare la rivendicazione territoriale fino al Brennero. La Reale Soprintendenza alle Antichità delle Venezie e Venezia-Tridentina di Padova, estranea a quest’area, assume un ruolo centrale e licenzia i locali “non addetti ai lavori”, che fino a quel momento si erano occupati di archeologia. Per la prima volta, vengono effettuati scavi sistematici da parte di esperti.
• Periodo nazista (1943-1945): la Wehrmacht tedesca occupa l’Italia e licenza i funzionari italiani. La commissione culturale delle SS “Das Ahnenerbe” (L’eredità ancestrale, NdT) documenta i siti archeologici altoatesini e registra le collezioni con l’obiettivo di trasferirle fuori dal Paese nell’ambito delle “opzioni”. Alcuni reperti varcano i confini e vengono portati in dono al Führer.
• Periodo postbellico (1945-1972): inizialmente, la ricerca riparte dalle stesse posizioni ideologiche del periodo bellico ma, gradualmente, vengono coinvolti archeologi e storici locali con formazione accademica. Lo Statuto di autonomia del 1972 trasferisce infine le competenze in materia di archeologia dallo Stato (Soprintendenza per le antichità delle Venezie, Padova) alla Provincia Autonoma di Bolzano, di recente costituzione.
Scavi archeologici
Piperbühel (Renon)
IV-I secolo a.C.
In località Piperbühel sul Renon viene effettuato uno dei primi scavi sistematici in Alto Adige sotto la direzione della Reale Soprintendenza alle Antichità di Padova, portando alla luce i resti di un insediamento dell’Età del ferro con numerosi oggetti d’uso quotidiano in metallo, legno e ceramica. Tra i reperti più significativi figurano un anello in bronzo bianco, utensili e attrezzi in ferro, recipienti in legno, una verga di betulla con iscrizione retica e uno stampo in arenaria. Tali oggetti fanno supporre l’esistenza di un presidio artigianale abitato permanentemente e presentano diversi orizzonti stratigrafici e temporali, che spaziano dall’Età del bronzo alla fine dell’Età del ferro.
Area di sosta romana Sebatum (San Lorenzo / Brunico)
I-VI secolo d.C.
Nel 1934, durante i lavori di costruzione di una strada, viene rinvenuto a San Lorenzo l’insediamento romano di Sebatum, situato lungo l’importante strada romana che attraversava la Val Pusteria. Tra il 1938 e il 1940, il conservatore Giovanni Battista Brusin conduce scavi sistematici, facendo emergere un mercato coperto a forma di U con porticato, una mansio e un edificio termale. Sebatum fungeva da stazione di sosta e rifornimento sull’itinerario che collegava Aquileia a Wilten (Innsbruck).
Per il regime fascista, la scoperta rappresenta un gradito colpo di fortuna, poiché il ritrovamento dei reperti di epoca romana avvalorava le antiche radici italiche della regione alpina.
Tali reperti – ceramiche, monete e oggetti d’uso quotidiano – sono oggi conservati nel Museo Mansio Sebatum di San Lorenzo.
Reperti rinvenuti a Campolino (San Lorenzo / Brunico)
VI-I secolo a.C.
Negli anni Quaranta, durante i lavori di costruzione di una strada ai piedi del Burgkofel nei pressi di Campolino, vengono alla luce importanti oggetti in metallo. Molti reperti finiscono nelle mani di mercanti d’antichità o privati cittadini, ma alcuni vengono documentati e messi al sicuro. Il complesso comprende numerosi elementi decorativi in bronzo e alcuni oggetti in ferro, paragonabili ai corredi funerari normalmente presenti in una necropoli. Tra questi vi è anche l’eccezionale fibbia di cinturone di Campolino, oggi conservata nel Museo Mansio Sebatum di San Lorenzo. Dal punto di vista stilistico, i reperti sono attribuibili alla cultura di Fritzens-Sanzeno. Ancora oggi non è chiaro se si tratti effettivamente di corredi funerari, di un cosiddetto ripostiglio o di un rito di sepoltura di oggetti di valore.
Putzer Gschleier (Appiano)
V-I secolo a.C.
Nel 1949, allo scopo di salvare i resti di una casa dell’Età del ferro dalla distruzione causata dall’estrazione della ghiaia, il parroco Walther von Mörl effettua uno scavo di emergenza in località Putzer Gschleier nei pressi di San Paolo/Appiano. I reperti – ceramiche, oggetti in metallo e utensili domestici – risalgono all’epoca retica. Grazie all’iniziativa dell’ispettrice territoriale Giulia Fogolari della Soprintendenza per le antichità di Padova, tali beni vengono trasferiti al Museo Civico di Bolzano. Lo scavo è considerato un esempio di proficua collaborazione tra conservatori italiani e ricercatori locali.
Rasun di Sotto (all’imbocco della valle verso Anterselva)
VIII-VI secolo a.C.
Nel 1962, durante i lavori di costruzione di una linea ad alta tensione a Rasun di Sotto, vengono rinvenute diverse urne e oggetti in bronzo. Gli ispettori Hubert Stemberger e Georg Innerebner informano immediatamente la Soprintendenza per le antichità, dopodiché viene effettuato uno scavo ufficiale sotto la direzione di Giulia Fogolari, il primo eseguito da archeologi locali con formazione accademica in Alto Adige. I reperti indicano la presenza di una necropoli a cremazione risalente alla prima e alla media Età del ferro.
Personalità
Questo periodo ricco di tensioni fu caratterizzato dall’aspra contesa tra singole personalità. La mostra rende omaggio alle loro imprese, ma testimonia anche il loro ruolo nella dialettica tra scienza e ideologia.
Sul versante altoatesino, la documentazione archeologica viene portata avanti da appassionati di archeologia con un’approfondita conoscenza del territorio e degli archivi, come Karl Maria Mayr (storico e direttore del Museo Civico di Bolzano), Georg Innerebner (ingegnere e scopritore di insediamenti preistorici) e l’archeologo Kurt Willvonseder di Vienna, coinvolto nel progetto.
Sul fronte italiano, invece, operavano archeologi di formazione accademica come Ettore Ghislanzoni (primo sovrintendente a Padova), Giovanni Battista Brusin (terzo sovrintendente) e lo storico dell’arte Nicolò Rasmo (direttore del neocostituito Museo dell’Alto Adige), che avevano una scarsa conoscenza del territorio.
Solo Giulia Fogolari, direttrice della Soprintendenza di impronta politicamente moderata, negli anni Cinquanta riuscì a coinvolgere la nuova generazione di archeologi con formazione accademica in Alto Adige e a trasferire le competenze alla Provincia.
Programma di iniziative e attività collaterali per bambini e adulti
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• Per bambini e famiglie
Giocosa e divertente iniziativa “underground”, che conduce il giovane pubblico alla scoperta di oggetti selezionati, per scoprire i “racconti segreti”. Laboratori creativi e visite guidate interattive contribuiscono a rendere più tangibile la Storia.
• Per gli adulti
Conferenze e tavole rotonde con figure esperte di storia e archeologia illustrano i retroscena e i nuovi risultati della ricerca, mentre visite guidate a tema e offerte mirate a specifici target approfondiscono questioni specifiche, dall’appropriazione ideologica della scienza a uno sguardo dietro le quinte del lavoro di ricerca.
• Per le scolaresche
Da febbraio 2026, sono previste visite guidate alla mostra temporanea per le scuole superiori. Informazioni sui contenuti e sulla formazione per gli insegnanti sono disponibili.
Colophon
Curatori della mostra temporanea: Andreas Putzer, Günther Kaufmann
Percorso per giovani visitatori e visitatrici: Vera Bedin, Monika Lintner
Direzione generale: Elisabeth Vallazza
Allestimento della mostra: Abler Srl
Foto: Museo Archeologico dell'Alto Adige / Manuela Tessaro
CONTATTO STAMPA
Katharina Hersel
Museo Archeologico dell’Alto Adige
Via Museo 43, I-39100 Bolzano
T +39 0471 320114, M +39 335 6866619
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